Cult del genere horror e plot indiscusso di centinaia di B-movies, l'apocalisse zombie è ormai diventata una vera e propria ossessione per gli appassionati del genere. Di fatto lo zombie, a differenza di tutte le altre creature orrifiche dell'immaginario collettivo, sembra essere quasi una "malattia" per chiunque sia affascinato da questo tipo di mostro e dalle situazioni che potrebbero ipoteticamente svilupparsi se questi morti viventi invadessero la Terra.
Nell'immaginario odierno lo zombie è un cadavere che, a causa di un certo virus, si rianima pur restando morto e si ciba della carne dei viventi. La consuetudine vuole che un morso dello zombie causi la morte della vittima per poi diventare zombie a sua volta, e così via fino al contagio del mondo intero.
Tuttavia, dopo anni di film con gente urlante che aspetta impalata che lo zombie impieghi le sue due ore e un quarto per raggiungere la propria vittima, i plot e i personaggi coinvolti hanno iniziato ad essere sempre più variegati e relativamente "verosimili" tanto da spingere autori di qualsiasi medium ad immaginare un'invasione di morti viventi nella nostra realtà odierna, oltre a rendere la situazione "realmente" difficile per i nostri eroi.
Spesso vediamo zombie "corridori" o orde talmente numerose da devastare intere città in poco tempo, senza però tralasciare la sempreverde situazione drammatica dell'amico/amante/parente che viene contagiato e che si è quindi costretti a finire col proverbiale colpo alla testa.
Del resto ogni generazione ha la sua proverbiale e caratteristica "fine del mondo ideale".
Intorno al periodo degli anni '70 e gli anni '80 siamo stati ossessionati in ogni dove dallo spauracchio dell'olocausto nucleare che avrebbe ridotto il mondo in un deserto in stile Mojave, governato da bande di motociclisti, dove pallottole e benzina sarebbero diventate strumento di potere e dove cibo e acqua sono le uniche fonti di ricchezza.
Per quanto riguarda l'invasione zombie rientriamo più o meno negli stessi canoni, ma la differenza è che il pericolo è costante e si sa che dietro ad ogni porta/finestra/armadio/buco/valigia/cassetta per la posta potrebbe esserci uno zombie pronto ad azzannarti. Tuttavia la generazione anni '90 ha imparato grazie ai videogame che non solo è possibile salvarsi dagli zombie, ma che si può anche combatterli e uscirne vivi.
Caso vuole che quest'anno il videogioco sugli zombie per eccellenza, Resident Evil, compia vent'anni; cosa che ci ricorda (oltre il fatto che siamo fottutamente vecchi) quando è stato per molti di noi il punto di svolta di fronte ad un'apocalisse zombie, ossia il fatto che possiamo esorcizzare la paura affrontandola a viso aperto.
Del resto nel gioco siete due poveri disgraziati in mezzo ad una città piena di zombie con armi e rifornimenti limitati e con appresso una ragazzina rincoglionita che vi rallenta SEMPRE (ok, questa è la trama del secondo capitolo ma vabbé), comunque tu giocatore non demordi, ti cerchi un mitra e un lanciarazzi ti fai strada con la grazia di Stallone in Demolition Man. Dopo orde di zombie e bestie varie hai dimostrato che, anche se qualunque cosa incontrassi volesse morsicarti alla giugulare, sei stato capace di uscire da Racoon City con le tue gambe, tutte e due. Un ottimo training per l'autostima.
Piccola parentesi.
Chi adora le storie di zombie, la notte si sogna gli zombie? Certo che sì!
Non importa se si sogna di cogliere le margherite in un campo fiorito o di dare la tesi di laurea in mutande, da un momento all'altro un'orda di morti viventi potrebbe invadere la stanza e si dovrà cercare una via di fuga sicura cercando di salvare più gente possibile.
A voi non è mai successo? A me sì, e credo (o almeno spero) di non essere l'unica.
Chiusa parentesi.
Perché proprio gli zombie?
Perché, metaforicamente parlando, l'apocalisse zombie è "l'olocausto nucleare dei nostri tempi". Passo a spiegare.
Fino a non molto tempo fa il progresso tecnologico e sociale era il vanto assoluto della società contemporanea, gli ideali edonistici e il benessere erano l'aspirazione massima di tutti, quindi il perdere improvvisamente tutte le moderne conquiste ottenute era un qualcosa di impensabile.
Nel nostro presente la popolazione sta sprofondando in una annichilimento generale, le persone sono in balia degli eventi, perdendo ogni stimolo o spirito d'iniziativa, lasciandosi trasportare verso una specie di oblio collettivo.
Gli zombie che sbranano gli esseri umani e devastano le città sono il simbolo dell'umanità che distrugge se stessa pezzo per pezzo, mettendo progressivamente fine ad una realtà evoluta e civile. Una sorta di de-evoluzione dell'essere umano in un essere stupido, non pensante, spinto da una fame che non lo sazia e di cui non ha bisogno per vivere.
Che i veri zombie potremmo essere noi è un pensiero raccapricciante.
Altro elemento fondamentale da mettersi a confronto con la realtà di oggi è che lo zombie tecnicamente non è reale. Salvo teorie strampalate, sappiamo bene che l'apocalisse zombie è un'eventualità che non può realmente accadere e che quindi è e resterà comunque lontana da noi. Questo perché è un orrore che rimane confinato nell'immaginario e quindi che si può sempre gestire, un fattore che sta alla base dell'horror in generale: ci terrorizza ma resta confinato nella nostra mente e in quanto fittizio non può farci realmente del male.
Nel mondo reale chi "cerca gli zombie" sa nel profondo che i veri mostri sono le persone e quello che sono in grado di fare è il vero orrore.
Chi fantastica sugli zombie ha una consapevolezza del bene e del male molto più chiara di chiunque fantastichi sulla guerra, e sono in casi simili che ci si chiede quale realtà sia davvero peggiore...
Pensare che un'invasione degli zombie sia il male minore che possa accadere al mondo è avvilente, sta a noi fare in modo che questo pensiero non debba mai sfiorarci, nemmeno per sbaglio.